Uno spazio di libertà: Gud intervista Susanna Mattiangeli


Susanna Mattiangeli è una scrittrice di racconti, libri illustrati e romanzi per l’infanzia. I suoi libri sono pubblicati da Il Castoro, Internazionale Kids, Lapis, Mondadori Topipittori e Vànvere Edizioni. Con I Numeri Felici (Vànvere) ha vinto il Premio Gigante delle Langhe, il Premio Orbil ed è stata finalista al premio Strega ragazzi e ragazze. Ha vinto il premio Andersen 2018 come miglior scrittrice. In questa intervista scopriremo i suoi legami col racconto a fumetti e parleremo della sua esperienza tra i banchi della scuola primaria.

 

 

Ciao Susanna, entriamo subito nel vivo con la domanda con cui si aprono tutte le interviste di Una vignetta alla volta: Quando è stata la prima volta che ti è capitato di parlare di fumetto in una classe?

Sai che non ricordo? Il fatto è che, scrivendo principalmente testi per albi illustrati e raccolte di racconti brevi, raramente mi è capitato di essere invitata a parlare esclusivamente di fumetto. Mi è capitato di adoperare il linguaggio dei fumetti per lavorare insieme: ricordo di aver scelto spesso questa modalità per presentare Gli Altri, un albo illustrato da Cristina Sitja Rubio uscito nel 2014 per Topipittori. Offrendo a bambine e bambini ritagli di foto e diversi tipi di balloon, abbiamo realizzato tante vignette e a volte vere e proprie tavole di fumetto. Più recentemente mi è capitato di parlare dei fumetti che compaiono – insieme a racconti, pagine di diario, lettere e molto altro – nella serie Matita HB illustrata da Rita Petruccioli. Sono fumetti di poche tavole che però sono stati sceneggiati e pensati con cura e ogni tanto, incontrando le classi, mi piace soffermarmi su di essi, verificare la loro ricezione presso i bambini.

                                            

 

Qual è il ricordo che ti porti dentro da quell’esperienza?

Non ho un ricordo specifico ma posso dire che ho notato che spesso bisogna spiegare ai bambini come si legge un fumetto, mostrando per esempio da quale balloon si inizia, in che direzione bisogna seguire un dialogo. Sono dettagli che tendiamo a dare per scontati ma sui quali bisogna invece soffermarsi: una volta che i bambini capiscono la regola del gioco, poi non hanno problemi.

 

                                                                                      

 È successo qualcosa che non ti aspettavi, qualcosa che ti ha sorpreso?

Una volta in una classe alcuni bambini mi hanno fatto notare una citazione di Rita in una delle illustrazioni di Matita HB: era un cameo di Steven Universe, un omaggio che non avevo notato perché non sapevo nulla di quel cartone animato. Così mi sono informata e ho scoperto una serie animata molto interessante. Questo non ha a che fare direttamente con il mondo dei fumetti ma dimostra, una volta ancora, quanto le immagini possano arricchire un testo purché si scelga il giusto codice: Rita ha detto ai bambini che Matita, la protagonista del nostro libro, guarda un certo tipo di animazione, segue un certo tipo di storie che raccontano in modo fantastico un mondo inclusivo e ha tracciato un collegamento facile da decifrare per loro in quel momento.

                                       

 

Prima hai raccontato di come non bisogna dar per scontato che le bambine e i bambini siano davvero a conoscenza dei codici di lettura dei fumetti. Cosa che, immagino, non avvenga quando parli di albo illustrato. Trovi una differenza tra gli albi illustrati e i fumetti nel percepito sia dei bambini che del corpo docente nella scuola elementare? E i genitori che incontri alle presentazioni dei tuoi libri, quando hanno avuto tra le mani Matita HB con un fumetto dentro?

Anche l’albo illustrato ha dei codici ma sicuramente la loro fruizione pone meno problemi per bambine e bambini. C’è da dire che generalmente albi e fumetti sono due generi che non si incontrano: chissà perché, si finisce di proporre gli albi nel secondo ciclo della scuola primaria e solo allora, verso i nove anni, compaiono i fumetti. Prima si preferisce far spazio alle cosiddette “prime letture”: albi piccoli, brevi, il cui testo è scritto in stampatello ma sicuramente è più impegnativo rispetto a un fumetto. Se ci fossero più fumetti accessibili ai piccoli, forse per molti bimbi e bimbe sarebbe più semplice imparare a leggere: per chi comincia e magari ha difficoltà, anche un paragrafo intero può essere molto faticoso, mentre la fitta relazione di un testo con le immagini è un elemento che rende la lettura qualcosa di attraente.

Del resto si comincia con poche parole: la mia prima lettura in assoluto è stata quella della confezione del São Cafè e avrei continuato a leggere solo i cartelli pubblicitari se non avessi scoperto i fumetti. Sono diventata una lettrice principalmente grazie a Topolino, Mafalda e ad Asterix.

 

Qual è l’esercizio che proponi per far innamorare i bambini del fumetto?

Bè, l’analisi grammaticale dei dialoghi dei Peanuts. STO SCHERZANDO.

Ci sono molti modi per giocare con i fumetti ma se penso alla parola innamorare, allora immagino uno spazio di libertà: un bel mucchio di fumetti selezionati al centro di un giardino; cuscini, musica, nessuna costrizione…                 

 

Un consiglio per le maestre e i maestri che vogliono introdurre il fumetto a scuola?

Aggiornarsi, leggere tutto quello che si propone o almeno farsi consigliare da esperti al momento della selezione: i fumetti possono essere molto difficili da decifrare e offrire testi non adatti all’età sarebbe un’occasione sprecata.

Tre titoli a fumetti per bambine e bambini delle elementari? 

I libri di GUD, naturalmente! 🙂 Timothy Top e Jo e i Tre Cappottini; poi le Fiabe a Fumetti di Rotraut Susanne Berner e I Racconti dei Vicoletti di Nie Jun, forse non proprio per lettori agli inizi, ma molto bello.

 

Per la rubrica Una vignetta alla volta Gud dialoga con i professionisti del settore su fumetto e didattica. Scopri  dipiù:

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