Cosa possono o non possono fare le bambine? La seconda delle interviste a donne che svolgono attività e professioni secondo l’immaginario collettivo prettamente maschili legata al libro Qui c’è tutto il mondo di Cristiana Alicata e Filippo Paris.
Abbiamo avuto il piacere di parlare con Angela Carini, classe 1998, figlia di un ex poliziotto, nata ad Afragola, trasferita successivamente a Marcianise. Così come le tre protagoniste di Qui c’è tutto il mondo, Tina, Anita e Elena, anche Angela Carini decide di inseguire il proprio sogno.
Dopo la sollecitazione del padre, Angela entra a far parte della Sezione Giovanile delle Fiamme Oro, diventando campionessa europea di pugilato nel 2014 e vincendo, l’anno successivo, la medaglia d’oro ai Campionati Mondiali di pugilato femminile per la categoria Youth disputati a Taiwan. Partecipa successivamente ai Campionati Mondiali 2018 disputati a Nuova Delhi, in India, venendo però eliminata al secondo turno dei pesi welter dalla cinese Gu Hong. Ma la sua carriera prosegue. Ai Campionati Europei 2019 svolti ad Alcobendas, in Spagna, si aggiudica la medaglia d’argento nei 69 kg perdendo in finale contro la russa Darima Sandakova. Vince la medaglia d’argento nei 64 kg ai Campionati Mondiali di Ulan-Udė 2019, sconfitta 5-0 in finale dalla campionessa uscente Dou Dan. Le sue indiscusse abilità e la sua grande forza di volontà l’hanno portata a entrare nella Nazionale Italiana Femminile di Pugilato ed il suo sogno è quello di vincere la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Tokyo 2021.
1. Come ti sei avvicinata al mondo del pugilato?
Mi sono avvicinata al pugilato grazie a mio fratello. Noi prima facevamo un altro sport, il tiro a volo, poi un giorno lui lasciò il tiro e iniziò pugilato. Vedevo che giorno dopo giorno lui e mio padre, ex pugile, si avvicinavano sempre di più. Visto che ero gelosa di mio padre e perchè ho sempre voluto seguire le orme di mio fratello in qualsiasi cosa, decisi di lasciare il tiro e dedicarmi completamente al pugilato. Un giorno mio padre disse: «Vieni qui, portami un sinistro sulla mano, qui al centro.» Non se l’aspettava. Lo tirai preciso e forte. Ricordo ancora i suoi occhi quando guardò mio fratello e disse: «Anto’, tua sorella deve fare pugilato, è forte!»
Ogni giorno guardavo mio fratello allenarsi e lo imitavo, lui non voleva, aveva paura che mi facessi male, che potesse succedermi qualcosa sul ring, insomma preoccupazioni di un fratello. In realtà iniziammo a crescere insieme e giorno dopo giorno miglioravamo sempre di più, tanto è vero che dopo tre mesi di palestra diventai Campionessa Italiana e dopo nove mesi di palestra Campionessa D’Europa nel 2014. Così iniziò la mia carriera.
2. Come hai vissuto il confronto con tuo fratello?
Io e lui siamo una squadra vera e propria. Abbiamo sempre fatto ogni cosa insieme. Siamo cresciuti spalla a spalla, siamo una sola cosa. Anche nel pugilato è stato così, i miei primi guanti “test match” li ho fatti con lui e mi ha insegnato tutto. A oggi devo solo dirgli grazie.
3. Il pugilato è uno sport nell’immaginario collettivo prettamente maschile. Ci solo molte donne che lo praticano? Ti sei mai sentita discriminata? Sei mai stata oggetto di battute offensive?
Il pugilato viene visto come uno sport prettamente maschile ma solo perché tante persone hanno ancora dei pregiudizi. Sappiamo bene che le donne sono molto coraggiose e sanno combattere da vere guerriere. Personalmente non ho mai ricevuto offese e non mi sono mai state dedicate frasi con doppi sensi però capisco e sostengo coloro che sono state vittime di discriminazione e invito le donne ad essere ferme e decise, a denunciare gli atteggiamenti e le azioni che
possano recare a loro offese e violenze.
4. L’attenzione verso le atlete e gli atleti è la stessa o i campionati maschili godono di una maggiore attenzione così come succede con il calcio femminile?
Nel pugilato questo non succede, siamo tutti uguali. Siamo lì a fare gli stessi sacrifici, siamo lì per raggiungere i nostri obiettivi e anzi sottolineo le particolari attenzioni e le considerazioni positive che hanno gli uomini per le donne impegnate nello sport.
5. Spesso ci troviamo di fronte a commenti inappropriati nel momento in cui donne svolgono professioni o attività giudicate “maschili”. Secondo te esiste questa distinzione? Chi o cosa decide cosa le donne possono o non possono fare? Come è possibile superare questa idea?
Siamo nel 2020 e purtroppo ancora ci sono distinzioni tra donne e uomini. Un uomo può essere più forte di una donna solo fisicamente ma questa è scienza, non siamo noi a deciderlo. Ma la donna è in grado di poter fare tutto e di essere anche migliore. Ancora oggi sento che la donna non può fare “lavori maschili”, non può fare “sport maschili”. Stop, non è per niente così, noi siamo in grado di raggiungere i nostri sogni nello stesso modo di un uomo.