IL LIBRO
Stefano Piccoli è giornalista, illustratore, collabora per le grandi marche dell’abbigliamento e da poco è diventato papà. Così nel suo futuro vede le favole per i bimbi e un mondo da raccontare alla sua Giulia. Tutto grazie alla sua grande capacità di scrivere ed inventare.
«Le mie esperienze in campi differenti a quello del fumetto (campi in cui opero tuttora, sia chiaro) mi hanno fatto solo del gran bene, riportandomi con più equilibrio, più distacco – e anche più mestiere – a quello che, pur non mantenendomi, è il mio primo grande amore».
Piccoli usa il fumetto come mezzo per descrivere la società e i modelli comportamentali in modo esplicito. «L’indipendenza è stata il giusto compromesso tra ideali e necessità. Oggi, quasi quarantenne, sostengo questo concetto con molta serenità e molta onestà, perché se da una parte – a una certa età – l’appartenenza politica, la militanza e l’idealismo tipico dei vent’anni ti fanno credere fermamente nel senso di indipendenza come autore, in ciò che scrivi e disegni, senza interventi, mediazioni o censure da parte di chi ti pubblica».
Chi rappresenta per lui oggi l’indipendenza? Gipi, Ausonia, Giorgio Santucci, Ed e Gud. Autori caratterizzati da una grande libertà creativa con attinenza al quotidiano.