L’inferno di Sandoval

Lorenzo Barberis

“Volage”, sceneggiatura di Stephen Desberg, disegni di Tony Sandoval, sottotitolo “Cronache dagli inferi”, è un nuovo fumetto recentemente portato in Italia da Tunué, che si inserisce nella poetica del disegnatore messicano, in collaborazione in quest’occasione del collega belga Desberg. 

Sandoval, classe 1973, si è distinto per un lirismo dark, melanconico, fiabesco, perfettamente espresso dal segno morbido e soprattutto dalle raffinate colorazioni acquerellate che ne diventano il perfetto correlativo oggettivo. A partire dagli anni 2000, opere come “Il cadavere e il sofà”, “Nocturno”, “Echi invisibili”, “Mille tempeste”, “Futura nostalgia” (e altre) hanno segnato una linea riconoscibilissima e affascinante per molti appassionati della nona arte. 

In Italia, è stata appunto Tunué a far conoscere questo autore, uno dei più rilevanti nella mappatura del fumetto autoriale moderno, specie se non ci si vuole limitare solo alle grandi scuole nazionali – americana, franco-belga, italiana, giapponese, argentina… – ma si pone attenzione anche ad altre esperienze.

In quest’opera, come detto, Sandoval non è autore completo, ma si affianca a Stephen Desberg (n. 1954), tra i principali autori del fumetto franco-belga, prima su quello seriale, poi nella graphic novel con cicli come “IR$” e “Le scorpion”. Da un lato l’opera è coerente con l’estetica generale delle opere di Sandoval, dall’altro si denota una cupezza forse più accentuata, in cui gli autori esplorano da par loro un grande classico della letteratura, forse “il” grande classico: la discesa agli inferi.

Un classico che, tra l’altro, non è solo tale per l’alta letteratura, dalle discese infere dei classici – Orfeo, Ulisse, Enea… – a quelle degli inferni medioevali che culminano in Dante Alighieri, fino agli inferni moderni da Milton in poi. 

Ma la discesa agli inferi è un tema diffuso anche nel fumetto, dove ha ispirato numerosi autori di primo livello: dalle Silly Symphonies di Walt Disney all’Inferno di Topolino di Guido Martina che apre alla tradizione delle parodie letterarie della Disney italiana, dall’inferno di Go Nagai, ammiratore di Doré e di Dante e gran maestro della tradizione nipponica dei “mecha”. 

All’inferno scende il Sandman di Neil Gaiman, che oggi vive una nuova stagione nella sua incarnazione di serie tv per Netflix, e molti eroi bonelliani, da Dylan Dog, che combatte contro gli inferni burocratici, a Nathan Never che vive in una città distopica del futuro intenzionalmente modellata sull’inferno dantesco, e poi Dampyr, Martin Mystere, Detective Dante. E questo ovviamente, per sottacere della linea comica, da Jacovitti a Cattivik, da Geppo all’inferno dantesco a strip di Toninelli, solo per limitarci al caso italiano.

L’adattamento sandovaliano adotta invece, ovviamente, un registro tragico, poetico, incentrato – come evidenzia il titolo – sul mistero della sua protagonista, che dà il nome alla graphic novel, appare in copertina ed entrerà in scena solo nel cuore della narrazione.

L’albo si apre con una potentissima splash infernale, affiancata dall’elencazione, nella pagina precedente, dell’elenco dei dannati che saranno al centro di un disperato tentativo di evasione infernale. Si tratta di reali, spesso misconosciute, figure storiche avvolte dall’oscurità del delitto, come anche il protagonista, dannato moderno che scende agli inferi senza alcuna sorpresa da parte sua.

Tramite il suo sguardo non ancora abituato all’abisso, il lettore scopre gli orrori infernali. La bravura di Desberg e Sandoval sta nel creare un mondo assolutamente disperante, terribile eppure affascinante, senza mai esser costretti a esagerare nel gore, nello splatter, pressoché assente, e giocando solo su una costante resa di atmosfera, tramite la forza di meravigliose scene acquerellati che sono il punto di forza di Sandoval, in cui si rendono magnificamente carceri e mostri d’invenzione. 

Il segno di Sandoval, pur reso un po’ più aspro, mantiene la sua morbidezza, che esalta ancor più il sottile orrore che pervade l’albo lasciando trapelare una scintilla di innocenza nel mare della tenebra in cui i personaggi sono immersi. Perché questo è il punto cruciale: i personaggi sono tutti, indubitabilmente, colpevoli, talvolta mostruosi. 

Il lettore è comunque costretto a parteggiare per loro nell’abisso infernale, di fronte alla crudeltà demonica che li opprime, senza riuscire mai a una piena adesione per la loro oggettiva malvagità. In modo analogico, mi ha ricordato il cupo mondo del ciclo di Stormbringer di Michael Moorcock, con il suo dolente antieroe Elric di Melnibonè.

Una cosa meritoria, inoltre, di questo volume, come le più recenti opere Tunué, è quella di presentare in copertina, sia pure in caratteri minuscoli, l’autore della traduzione, in questo caso Stefano A. Cresti. Una attenzione dovuta verso un lavoro fondamentale.

In chiave di uso didattico del fumetto, tema che da docente mi è caro, sarebbe interessante far leggere l’opera per un raffronto con l’inferno dantesco, pur ovviamente non essendo un adattamento: ma per l’evocazione di atmosfere. Naturalmente richiede un lettore un minimo maturo, quindi troverei ideale l’opera per una scuola superiore.

Un volume, quindi, che può affascinare gli appassionati di Sandoval e chi sia interessato a queste tematiche orrorifiche e infernali.

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