Lorenzo Barberis
Il fantasy come genere letterario ha sempre avuto più di una intersezione col romanzo di formazione: sia perché il fantasy, col suo mondo fiabesco che chiama un giovane protagonista all’avventura, si presta perfettamente a rappresentare un susseguirsi di prove che portino alla maturazione dell’eroe.
Ma anche perché un mondo fantastico viene così esplorato in modo perfettamente parallelo dal giovane lettore e dal giovane eroe in cui egli si immedesima: gli elementi immaginari vengono introdotti meglio spiegandoli a un protagonista che non li conosce, o almeno non bene, non essendosi mai avventurato fuori dal suo villaggio.
Inoltre, tipica del fantasy è la sproporzione apparente, almeno all’inizio, tra la debolezza dell’eroe e la forza spesso quasi demoniaca del suo protagonista: Frodo e Sauron, Harry e Voldemort. Rendendo il protagonista un fanciullo o una fanciulla, la missione apparirà ancora più impossibile, la suspense più alta e la vittoria sarà quindi ancora più epica.
Questo “Le guerriere della valle” fonde mirabilmente questi due aspetti, un mondo fantastico sorprendente e affascinante e un romanzo di formazione delicato e acuto.
La copertina mostra fin da subito, con grande efficacia, il tema della giovane protagonista – e del suo fido amico – al cospetto di un mondo molto più grande di loro, anche oscuro e inquietante in gran parte una volta abbandonata la serenità del villaggio.
La seconda di copertina contiene la classica mappa del fantasy, che ci fornisce una prima indicazione della vastità del mondo che si spalancherà davanti a noi e si rivelerà utile a seguire le peregrinazioni della piccola eroina. Una nuova mappa appare anche nella terza di copertina, con i territori dell’ultima parte del viaggio.
La sceneggiatura è di Jonathan Garnier, e i disegni di un’illustratrice di livello come Amélie Fléchais; ma l’ideazione è congiunta, e questo si vede in una sinergia mirabile tra testo e disegno, che appare spontanea e naturale per quanto invece si intuisca come questa fluidità, a ben esaminare il fumetto, nasca dall’accuratezza dello studio dell’ambientazione.
Le Guerriere della Valle (ma nel titolo originale è evidente fin da subito: “Guerrieres Bergeres”, Guerriere-Pastorelle) sono un gruppo di donne che, rimaste prive momentaneamente dei mariti, impegnati in una lontana e assurda guerra, si sono organizzate per difendere il villaggio.
La piccola protagonista Molly all’inizio del racconto è in attesa spasmodica di ricevere l’iniziazione all’ordine e iniziare il suo addestramento, su cui si soffermerà la prima parte del fumetto, prima che una minaccia sovrannaturale e gli strascichi della guerra giungano fino a intaccare la serenità del villaggio, creando le condizioni per la sua vera partenza all’avventura.
Il disegno è elegante e raffinatissimo; in una tavola di montaggio francese, con quattro strip di, solitamente, tre vignette, Fléchais raffigura ambienti e personaggi con un segno morbido, fiabesco, meravigliosamente colorato in toni acquerellati, in grado di esprimere sia la gioiosità del trionfo di colori del villaggio, sia tinte più cupe che accompagnano i momenti più difficili.
Il segno rotondo, favolistico eppure accuratissimo nella resa delle emozioni non è solo un piacere a guardarsi, ma ingentilisce una storia che è certamente rivolta a un pubblico anche in primis di ragazzi, ma che arriva a toni piuttosto cupi nel suo prosieguo, come si intuisce fin da subito nel tema di una guerra terribile che, non ancora vista, occhieggia però sullo sfondo.
Non tutto si chiuderà serenamente nella conclusione, e la piccola protagonista Molly – e le sue compagne: il fumetto, pur mettendo lei al centro, è comunque molto corale – non dovrà solo affrontare mostri terrificanti, ma anche il dolore per la perdita di molti affetti.
Ma oltre a questi sono trattati – in tono delicato e senza didascalismi – altri temi significativi.
Innanzitutto, il tema del rapporto di genere, presente innanzitutto nell’inversione dei ruoli codificati – il maschio combattente, la donna che resta a casa sullo sfondo – tipico del fantasy tradizionale.
In Tolkien, ad esempio, figure femminili sono complessivamente residuali (senza voler in questo, ovviamente, farne una particolare colpa, data la diversa cultura del periodo) mentre in testi successivi sono integrate figure femminili in modo un po’ acritico, ovvero semplicemente supponendo una società paritaria ipso facto (è il caso, ad esempio, dello scenario generico di Dungeons and Dragons). Qui invece la questione è indagata con cura, con un’inversione di ruoli che ha una spiegazione – gli uomini in guerra, e la necessità di difendere il villaggio – e che porta al filone narrativo del migliore amico di Molly, che vuole entrare anche lui a far parte delle guerriere.
Altro grande tema che viene indagato, di conseguenza, è il rapporto famigliare madre / figlia, non solo in modo limitato al singolo nucleo famigliare, ma come tema generazionale, con il confronto di tre generazioni di donne coinvolte prima nella difesa del villaggio e poi in un conflitto epico di grandi dimensioni. Viene in mente, in un genere e una forma espressiva diversa, “Godless” di Netflix, serie tv più matura dove le donne di una comunità, rimaste prive dei mariti dopo un tremendo incidente in miniera, si trovano costrette a difendersi da una pericolosa gang di criminali.
Un fumetto, quindi, in grado di offrire un piacevolissimo intrattenimento nella sua grande bellezza visiva, ma in cui si affrontano anche, in modo garbato ed efficace, temi importanti che possono fornire uno spunto di approfondimento non banale per il pubblico in età evolutiva a cui è primariamente rivolto.