Korra e la lunga strada del fumetto LGBTQ+

Lorenzo Barberis

Tunué ha di recente pubblicato in Italia il fumetto The Legend of Korra, lo spin-off di Avatar – the last airbender. La serie tv originale, del 2012 (Avatar risale invece al 2005) è la prima serie tv rivolta a un pubblico giovanile a presentare due protagoniste LGBTQ+, Korra e Asami. Tale serie, esattamente come Avatar, ha avuto un sequel a fumetti, con alcune storie brevi nel 2016 e due graphic novel a partire dal 2017. Questo è il primo volume, Mondi contesi, scritto dal creatoredella serie, Michael Dante DiMartino, e disegnato da Irene Koh, fumettista originaria di Seoul che ha lavorato anche per DC e Marvel.

Si tratta quindi, a suo modo, di un’opera che segna una svolta nell’ambito fumettistico: se infatti nell’era della graphic novel sono frequenti storie che affrontano le molteplici tematiche legate al mondo LGBTQ+ con sensibilità e attenzione, la loro trattazione in un’opera per ragazzi, di grande e indiscutibile successo popolare, e come tema centrale (non un personaggio di contorno, ma l’eroina della serie) è indubbiamente rilevante e importante anche sotto il profilo “educativo”, nel proporre tale tema alle giovani generazioni all’interno di un prodotto di ampio successo popolare.

La storia dell’accettazione delle tematiche LGBTQ+ nel fumetto – come, del resto, in tutta la società – è stato un percorso lungo e faticoso, certamente non ancora del tutto compiuto, in cui però il fumetto, nel corso del tempo, ha acquisito un ruolo importante.

In origine, la rappresentazione LGBTQ+ nei comics – tenuta ai margini anche in precedenza e al limite evocata in modo allusivo, e sempre con un prevalente “male gaze”, “sguardo maschile” – era stata ufficialmente proibita dal Comics Code del 1954, nato da un violento attacco ai fumetti operato dallo psichiatra Frederic Wertham che aveva portato l’industria fumettistica americana a darsi questo famigerato codice di autoregolamentazione.

Wertham, nello scagliarsi contro il fumetto per la sua natura diseducativa (ovviamente, nella sua distorta visione), ne sottolineava anche una certa sotterranea tensione omoerotica in alcuni personaggi supereroici, da Batman a Wonder Woman (la cui esclamazione è “Suffering Sappho!”).

Il codice rimase in vigore, nel maistream comic, fino al 1989, almeno sotto un profilo ufficiale. Si tratta del grande spartiacque del comics americano, che causa il passaggio dalla Golden Age alla Silver Age: la seconda, infatti, vede certo grandi classici del fumetto USA (la grande Marvel di Kirby e Lee), ma le possibilità espressive del medium vengono compresse, impedendone lo sviluppo di temi più maturi (che iniziavano ad apparire soprattutto in certo fumetto di guerra, negli anni ’40) e condannandolo, negli intenti, a una certa infantilizzazione stereotipa.

È con la Bronze Age degli anni ’70 che, a partire dagli Underground Comix sorti dal fermento culturale del ’68 mondiale e americano, arrivano tra i temi fumettistici anche quelli della liberazione sessuale, e si inizia a parlare di certi temi in modo più appropriato, e perlomeno a partire dalle stesse controculture che tali temi rappresentano. Negli stessi anni, il tema appare presente, in modo più libero, anche in certo fumetto europeo (dove la censura anni ’50 ha un carattere meno formalizzato, senza strutturarsi in un codice di censura) e, soprattutto, nel fumetto nipponico, dove fin dagli anni ’50 tematiche LGBTQ+ erano presenti, in una mentalità giapponese meno censoria verso la sessualità (o, perlomeno, in modo differente rispetto a quella occidentale).

Non appare un caso, difatti, anche il fatto che The Legend of Korra si inserisca in quel vasto filone di fumetti che ha recepito una forte influenza sul segno, sul montaggio di tavola, sulla narrazione dal fumetto orientale: la stessa disegnatrice Irene Koh proviene dalla scena coreana (ma ha vissuto e operato anche in Giappone), pur avendo lavorato anche nel fumetto supereroico americano, ed è quindi ideale per mescolare, sotto il profilo visivo, le due grandi scuole nazionali.

Con lo sviluppo di un fumetto più maturo nella “modern age” del fumetto, a partire dalla metà degli anni ’80, si vede – tra gli altri fenomeni – anche il fiorire della graphic novel, oltre a un più maturo fumetto delle comic strip, come Dykes to Watch Out For di Alison Bechdel, ritenuto il capostipite della trattazione di tali temi nella strip. Qui appaiono finalmente prevalenti rappresentazioni delle tematiche LGBTQ+ meno stereotipate e con la giusta centralità nella storia, e soprattutto ad opera di autori dichiaratamente provenienti dalla comunità LGBTQ+ stessa: cosa che porta a una maturazione dell’ambito fumettistico anche in questo campo.

Tunué (non da sola, ovviamente, ma in modo forse più marcato rispetto agli altri editori mainstream italiani) presenta numerose opere che indagano tale ambito in modo attento e sensibile, ideali per una riflessione scolastica su questo argomento (sempre più necessaria, anche all’interno della rinnovata attenzione alla Educazione Civica), o comunque per una proposta ai ragazzi. Di molte di queste ho parlato qui: Tunué Pride, proposte a fumetto per il mese LGBTQI+ – N3rdcore.

The legend of Korra, come detto, ha però uno specifico nel rendere centrale una relazione queer in un fumetto maistream di grande impatto: Korra, attuale incarnazione dell’Avatar, proveniente dalla tribù dell’Acqua (il mondo di Avatar è diviso in quattro grandi nazioni, associate ai quattro elementi empedoclei).
Il tema LGBTQ+ appare ben inserito all’interno dell’universo fantasy della serie, che ha il suo punto di forza di calare in un contesto fantastico – senza forzature – temi importanti come quello della convivenza tra diverse culture, e il tema ecologico, che sono due filoni centrali nella serie già da Avatar, presenti anche in questo albo, dove lo scontro si incentra sul ruolo da assegnare a un nuovo portale sul mondo degli spiriti apertosi nei pressi della capitale negli episodi precedenti. Imprenditori senza scrupoli, gangster, politici vanesi alla ricerca di consensi cercano di utilizzare per i loro fini questo potere, indifferenti ai problemi degli sfollati prodotti dal varco.

Il tema LGBTQ+ viene, similmente, bene amalgamato con l’universo fantastico in cui è inserito: le protagoniste scoprono, con il loro coming out, le differenze delle varie culture. Il popolo dell’acqua, ad esempio, accetta senza problemi la relazione, ma a patto che resti un fatto privato; il popolo dell’aria ha una libertà maggiore, quello di terra è il più restio come cultura, mentre nel bellicoso popolo del fuoco, di per sé più libertario, un tiranno aveva imposto la proibizione di relazioni omosessuali.

Il fumetto intreccia lo sviluppo della trama avventurosa – la battaglia per la difesa del portale dai molti nemici che vogliono controllarlo – con quella personale, con le protagoniste che si confrontano con i vari amici e presentano loro la propria relazione (unita alla costante fatica di coniugare vita personale e ruolo pubblico). Temi importanti vengono così introdotti al giovane lettore, presentandogli i temi dell’accettazione di sé e dell’altro in modo non stereotipato (DiMartino afferma che avrebbe voluto, crescendo, trovare tali tematiche nei suoi fumetti preferiti).

Sotto il profilo del disgno, Irene Koh si inserisce bene, e con un segno personale, nello stile tipico del mondo di Avatar, sia nella sua resa fumettistica che nella precedente incarnazione televisiva, entrambe coerenti tra loro sotto il profilo stilistico. Il segno di stampo orientale tipico della serie è ovviamente congeniale all’autrice sud-coreana, come pure il montaggio di tavola libero e vario (ma, rispetto a quello del manga, più “occidentale”, con l’esclusione di una prevalenza di tavole “oblique” e di splash page, che appaiono più raramente, soprattutto a sottolineare le più significative scene d’azione. Resta l’accurato uso del colore nel dare enfasi drammatica alle varie scene, unitamente ai simbolismi cromatici dei quattro regni che, qui come in tutta la serie, si incontrano e si scontrano anche nei rispettivi temi cromatici: il blu dell’acqua, il rosso del fuoco, il verde della terra e il giallo del regno d’aria. Si denota una certa maggiore cupezza dei toni rispetto ad altre storie di “Avatar”, anche per alcuni momenti cupi della storia, specie nei drammatici scontri notturni con i nemici più pericolosi.

Insomma, un fumetto in grado di offrire al suo pubblico una storia ricca d’azione, fantastico e intrattenimento avventuroso, ma al contempo in grado di trasmettere un importante messaggio d’accettazione su temi che sempre più dovranno essere affrontati anche nell’educazione giovanile.

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