Il ritorno dell’anime di Goldrake su Rai 2

Lunedì 6 gennaio, in prima serata su Rai 2 sono stati trasmessi i primi quattro episodi di Goldrake U (in originale Grendizer U), il reboot della serie animata Atlas Ufo Robot di Go Nagai. L’iniziativa ha riscontrato un grande successo: gli episodi sono stati seguiti da 1 milione e 87 mila spettatori e spettatrici, ottenendo per la rete il 5,1% di share.

La Rai definisce il risultato positivo e inaspettato. Eppure il robottone creato da Go Nagai aveva già conquistato il pubblico della rete circa quarant’anni fa, segnando ufficialmente l’inizio del prima grande stagione dell’animazione giapponese nel nostro paese, come racconta con dovizia di dettagli Marco Pellitteri in Mazinga Nostalgia.

Di che cosa parla Goldrake?

Ufo Robot Goldrake – nell’originale Ufo Robot Grendizerè una serie manga e anime creata nel 1975 dall’autore giapponese Go Nagai, già autore di Mazinga Z, considerato il padre del genere narrativo mecha (dalla parola inglese mechanical), incentrato sulle avventure di robottoni e piloti.

Ufo Robot Goldrake racconta di Actarus (in italiano Duke), il principe esule del pianeta Fleed, distrutto dal crudele Re Vega. Arrivato sulla Terra a bordo del suo robot gigante Goldrake, e accolto come figlio adottivo dal professor Procton, un brillante scienziato, il giovane vive una vita tranquilla finché Vega non arriva a minacciare anche la sua nuova casa. Usando la potenza di Goldrake, Actarus sceglie di combattere e proteggere l’umanità, e si imbarca in questa missione con l’aiuto di Venusia, la figlia dell’arzillo fattore Rigel, del coraggioso pilota Alcor (in originale Koji Kabuto, protagonista di Mazinga Z), e della sorella Maria Fleed.

Nel 2023 lo studio d’animazione GAINA ha realizzato un reboot della serie originale, allo scopo di riproporre in chiave moderna la storia classica, rivolgendosi non solo agli spettatori della serie degli anni Settanta ma soprattutto alle giovani generazioni. In questo nuovo progetto Go Nagai è stato coinvolto come produttore esecutivo, mentre la direzione è stata affidata a Mitsuo Fukuda, che ha dichiarato che la nuova serie avrà un tono meno tragico e cupo rispetto all’anime originale: «Negli ultimi anni si sono verificati disastri e guerre in vari luoghi. Sento che stiamo vivendo un momento molto difficile. Le opere troppo tragiche non sono adatte a un mondo simile».

Il reboot è intitolato Goldrake U ed è visibile su Rai 2 e in streaming su RaiPlay. Un grande ritorno, se si considera che circa cinquant’anni fa la trasmissione dell’anime segnò un momento importantissimo nella storia della cultura italiana.

L’arrivo di Goldrake in Italia

La serie animata di Goldrake arrivò dal Giappone in Europa grazie al lavoro del produttore francese Jacques Canestrier, che lavorava per l’emittente Antenne 2. Fu lui a cambiare il nome originale Grendizer in Goldorak, più orecchiabile perché combinava due nomi già noti al pubblico, Goldfinger e Mandrake.

In occasione di una fiera di compravendita di diritti dell’audiovisivo tenutasi a Milano nel 1977, un’autrice Rai, Nicoletta Artom, ebbe l’occasione di vedere alcune sequenze della serie e ne rimase molto colpita, tanto da parlarne con entusiasmo al collega Sergio Trinchero e convincerlo a inserire il titolo nella trasmissione per ragazzi Buonasera con… accanto al cartone animato di Superman. Dal materiale informativo distribuito durante la fiera, il fascicolo Atlas Ufo Robò, laddove ‘atlas’ stava semplicemente per ‘manualetto’, venne ripreso, probabilmente per un equivoco, il titolo della serie, che andò in onda sul secondo canale della Rai il 4 aprile del 1978 proprio come il titolo di Atlas Ufo Robot, annunciata dalla celebre sigla di Luigi Albertelli su musica e arrangiamento di Vince Tempera e Ares Tavolazzi.

Il tono epico della storia, il dinamismo delle sequenze e il desgin del robot gigante conquistarono all’istante bambini e bambine. L’interesse del pubblico più giovane verso il linguaggio dell’animazione giapponese, unito a una serie di altre circostanze favorevoli – come il moltiplicarsi delle tv private e la loro sete di contenuti per riempire i palinsesti – segnò l’inizio dell’anime boom, ossia dell’importazione massiccia di serie di produzione nipponica, e della grande storia d’amore dell’Italia verso la cultura pop giapponese.

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