Christian Galli racconta Didi, la sua nuova miniserie a fumetti che racconta l’amicizia tra un bambino e una rana magica.
Simone non riesce a rassegnarsi alla scomparsa del nonno e, convinto che sia ancora vivo, decide di indagare nella casa di famiglia con l’aiuto di un nuovo amico, il coraggioso e sensibile Hector. Seguendo una pista che li porta nel bosco vicino, i due fanno una scoperta straordinaria: una rana dotata di poteri sovrannaturali.
Comincia così Didi, la nuova serie a fumetti di Christian Galli, che qui ci svela una serie di curiosità dietro alla storia e ci svela i segreti del suo lavoro.
A dare il titolo alla serie è Didi, una rana il cui nome è un’abbreviazione di Euridice. Come mai hai scelto proprio questo animale come protagonista e perché gli hai dato un nome così evocativo?
Sono partito dall’idea di dare il nome di una ninfa alla mia protagonista anfibia. Le ninfe erano divinità legate alla natura, così come Didi ha poteri “divini” che le permettono di controllare uno degli elementi naturali più importanti: l’acqua. La scelta è ricaduta proprio su Euridice per la contrapposizione del loro destino, mentre la ninfa della mitologia classica, muore definitivamente dopo il fallimentare tentativo di Orfeo di sottrarla alla grotta del regno dei morti, al contrario Didi raggiunge una nuova forma, evolve, quando Simone la porta inconsapevolmente fuori dalla grotta da cui proviene.
Quali sono i superpoteri della rana Didi?
Didi sa manipolare l’acqua, estrarla dall’aria che respiriamo e condensarla nuovamente in forma liquida. Può farle prendere una forte velocità tramutandola in una vera e propria arma di difesa, o attacco, all’occorrenza.
Il protagonista del racconto è Simone, un ragazzino che non si rassegna alla scomparsa del nonno. Come è stato esplorare le emozioni legate a una perdita affettiva dal punto di vista di un personaggio così giovane?
Penso non si sia mai pronti a lasciare andare chi abbiamo conosciuto e amato, ma credo che sia altrettanto forte il sentimento che si genera verso chi non abbiamo fatto in tempo a conoscere. Io, per esempio, non ho mai conosciuto la mia nonna materna e tutt’ora rimane un grosso rammarico perché posso solo viverla attraverso i ricordi e i racconti delle altre persone. Per Simone l’incertezza riguardo le sorti del nonno, che non ha mai conosciuto se non da molto piccolo, lo motiva a trovare risposte, perché la speranza di poter avere un racconto proprio da aggiungere a quello degli altri diventa per lui una necessità. Ho attinto ai miei ricordi infantili, come sempre, è quello che mi viene più semplice fare per cercare di dare realismo ai pensieri di un ragazzino.
È spesso difficile agire secondo coscienza, quando questa scelta ci fa scontrare con un amico. Com’è nato il personaggio di Hector?
Hector è nato con lo scopo di creare una crepa morale in Simone e Didi. Spesso, anche di fronte a un fine comune, le azioni che ognuno di noi attua sono diverse, persino opposte. Hector non è cattivo, è un personaggio che tende al bene, esattamente come gli altri protagonisti, però è anche una persona più ingenua, meno capace di scorgere la malizia nel prossimo, a differenza di Simone che spesso esagera con la diffidenza.
Hector crede alle intenzioni di Cesare, la sua sensibilità gli permette di scorgere il grande dolore che questa rana si porta dietro, abbraccia la sua battaglia, ma non ha una visione d’insieme e non si rende conto che proseguendo in quella direzione, qualcuno rischierà di farsi davvero male.
A proposito di Cesare, la rana che si contrappone a Didi: si può definire un vero e proprio antieroe?
Sì, ho pensato Cesare esattamente in quest’ottica. È come la creatura di Frankenstein, nasce buono, ma diviene malvagio perché tocca solo cattiveria nella sua vita. Non ha mai conosciuto la bontà nel genere umano e vuole annientarlo dando il via ad una vera e propria guerra tra rane e uomini. Quello che non sa è che forse quello che gli basterebbe sarebbe un po’ di amore, un’amicizia vera, delle persone che possa chiamare “famiglia”.
Didi è un fumetto pieno di elementi sovrannaturali che tocca il tema dell’alterazione dell’equilibrio naturale da parte degli esseri umani. Che tipo di visione suggerisce sul presente e il futuro del nostro pianeta?
La mia visione sul presente e futuro del nostro pianeta non è granché ottimistica. Questo tema non era pensato all’inizio della stesura della storia, è nato da solo, da un mio disagio rispetto alla situazione climatica in cui ci troviamo e che credo potremmo cercare di migliorare. Non credo certo che differenziando correttamente carta e plastica salveremo il pianeta, però di sicuro non lo faranno stare peggio. Sono i piccoli gesti quotidiani e quindi i più semplici a essere importanti.
Come hai lavorato a Didi? Ci racconti il tuo metodo e le tue abitudini di lavoro?
Il mio metodo di lavoro consiste nello scrivere la storia per intero, in modo approssimativo, con appunti sparsi su agende varie. Contemporaneamente inizio gli studi dei personaggi, cerco di non fermarmi alla prima idea che mi viene in mente, per esempio Didi nella prima versione doveva essere dello stesso colore di Cesare.
Quando sono convinto di quello che sto facendo, riorganizzo il tutto suddividendo in dieci, dodici macro scene che descrivano in sintesi l’intero libro, come se fossero dei capitoli. Da questo schema ottengo la sceneggiatura delle singole pagine, successivamente ne disegno lo storyboard con suddivisione in vignette e da questo ottengo le matite definitive di ogni pagina. Tutti questi passaggi li realizzo in digitale, tramite iPad per essere più veloce e non sprecare eccessiva carta.
La fase successiva è l’inchiostrazione, rigorosamente in tradizionale tramite la matita nera Faber Castell Polycromos. Una volta conclusa l’inchiostrazione vado a scansionare e colorare con la tavoletta grafica ogni singola pagina. La copertina invece la realizzo quando sono a metà circa della fase di colorazione. Parto da un’idea che sviluppo in cinque o sei bozzetti differenti. Insieme all’editor scegliamo quella che più ci convince e solo dopo realizzo la versione definitiva.
Didi è pensata come una trilogia di volumi. Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi capitoli?
Mentre rispondo a questa domanda, il secondo volume è già finito e consegnato, mentre del terzo non ho ancora iniziato la suddivisione in scene. Quello che posso dire è che secondo e terzo volume saranno molto più collegati rispetto a primo e secondo, quasi un secondo atto spezzato in due con il primo libro che funge da preludio. Con Didi – Nascita, conosciamo i protagonisti della storia e i misteri che si celano dietro le rane, il nonno di Simone e la diga del loro paese, ma sarà con i successivi che entrerà in scena il vero villain della storia che costringerà i nostri a combattere una vera e propria battaglia a suon di onde d’acqua!