Cuore di tenebra, intervista al traduttore : Matteo Gaspari

Cuore di Tenebra, Peter Kuper
Cuore di tentebra, Peter Kuper Graphic Novel

Il riadattamento in graphic novel di Cuore di Tenebra firmato Peter Kuper apre alla riflessione sotto diversi punti di vista, cerchiamo di tirare le somme insieme al traduttore Matteo Gaspari.

Tradurre il riadattamento di un grande classico come Cuore di tenebra deve sicuramente aver rappresentato una sfida importante. Può parlarci di cosa ha comportato per lei confrontarsi con un progetto così complesso: da un lato abbiamo la novità rappresentata dalla veste grafica, dall’altro c’è certamente la tradizione: si dovrà giungere ad un compromesso, e se sì, come?

Già di per sé il lavoro del traduttore è un lavoro di compromesso, di mediazione tra forma e lingua di origine e quelle di destinazione. Il processo si complica, per così dire si “carica di una certa pressione”, quando il materiale di partenza è, come in questo caso, un testo tanto importante. è come se alla mediazione intrinseca ed inevitabile della traduzione si rendesse necessario un altro livello di mediazione che riguarda invece il testo primordiale. Quest’ultimo livello è certo in buona parte nelle mani dell’autore del riadattamento, ma è al contempo una responsabilità cui il traduttore o la traduttrice non possono esimersi. Di certo dal canto mio questa “pressione aggiuntiva” l’ho percepita per bene, e sentivo su una spalla lo sguardo di Peter Kuper e sull’altra quello di Conrad.

Nel caso specifico, ho cercato di avere il massimo rispetto per il libro di Conrad ma di non rimanere “schiacciato dal mostro sacro” e di tenere invece a mente che l’obiettivo principale era rendere giustizia al riadattamento di Peter Kuper, che è un libro ( a fumetti) di per sé a prescindere dalla sua provenienza o ispirazione. Era quello l’oggetto su cui stavo lavorando e su cui ho sentito di dovermi concentrare principalmente

Cuore di tenebra, Peter Kuper
Cuore di tenebra, Peter Kuper

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Pensiamo, forse sbagliando, che non si possa tradurre non tenendo conto

delle traduzioni passate: ha voluto tenere conto delle vecchie traduzioni oppure ha affrontato il testo come nuovo? Trattandosi di una riscrittura, avrebbe voluto che un lettore di Conrad riconoscesse, tra le pagine del nuovo, il testo primordiale?

Questo è sempre un grande dilemma, anche al di fuori degli adattamenti quando ci si trova a tradurre qualcosa di cui esiste già una traduzione. Nel caso specifico, come dicevo prima, mi è sembrato di dovere più attenzione a Kuper e al suo lavoro di quanta ne dovessi a Conrad, per cui ho cercato di mettere da parte la volontà di tradurre il fumetto tenendo il libro aperto accanto al tavolo da lavoro. Ho per forza di cose cercato di omologare toni e termini, per esempio titoli di libri o frasi particolarmente iconiche, ma per il resto mi sono concentrato sul testo a fumetti. Anche perché essendo già l’adattamento cross-medievale una forma di traduzione, che ha certamente richiesto lavoro e riflessione, mi sembrava ingiusto cercare di “forzare” più del necessario le traduzioni letterarie nel lavoro di Kuper. Non saprei dire quanto il lettore di Conrad, a seguito di questo processo, riconosca il libro che conosce, ma forse non è così importante. Credo che troppo spesso gli adattamenti e le rielaborazioni a fumetti dei classici della letteratura soffrano di un rapporto eccessivamente ancillante con l’opera cui sono ispirati. Come se il loro valore dipendesse unicamente dall’aderenza, anche linguistica, al materiale originale. Ritengo invece che un buon fumetto debba avere valore di per sé e spero che tradurlo in questo modo rifletta, almeno metodologicamente, almeno in parte, questa convinzione.

Cuore di tenebra, Peter Kuper
Cuore di tenebra, Peter Kuper

Pensando alla storia della critica letteraria italiana e al peso che hanno i classici nella nostra cultura e formazione scolastica, pensa che possa esserci una sorta di pregiudizio sul valore artistico e letterario dell’opera di Kuper?

Temo che la risposta sia sì, c’è una buona probabilità che ci sia del pregiudizio. Magari non tanto verso l’opera di Kuper in sé quanto per quello che rappresenta e per il modo in cui può essere percepita. Per quanto cerchiamo di convincerci che il fumetto sia ormai un linguaggio pienamente legittimato, c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare in questo senso. In questo scenario i fumetti che sono adattamenti di romanzi (classici o meno) da un lato possono subire l’etichetta della “versione facilitata per ragazzi che non hanno voglia di leggere il libro vero”. Dall’altro rischiano di perpetrare lo stereotipo. Ma, di nuovo, credo che questo dipenda in larga misura dalla qualità del fumetto in sé, se è in grado o meno di porsi, proporsi e quindi di lasciarsi prendere come lettura meritevole a prescindere. Detto brutalmente, se è “un fumetto ma almeno è il fumetto di Cuore di Tenebra ” o se è “Un bel fumetto che accidentalmente [si fa per dire] è l’adattamento di Cuore di Tenebra.

Molti studenti pensano ai classici come a dei mattoni polverosi nella libreria di casa, la graphic novel potrebbe essere una ventata di aria fresca che spazzi via la polvere accumulata negli anni? Invoglierebbe più ragazzi alla lettura di vecchi titoli?

Questa è una domanda complicata e, di primo acchitto, mi verrebbe da rispondere che no: il graphic novel non invoglierebbe alla lettura di vecchi titoli. E anzi, non bisognerebbe aspettarselo né porselo come obiettivo. Non credo che i classici abbiano bisogno di essere “svecchiati” o “alleggeriti”, nè tantomeno che si dovrebbe provarci col fumetto, perché il rischiio nel vedere la questione in questi termini è di incappare in almeno una di due considerazioni problematiche:1) l’idea che il fumetto sia la versione semplificata, più appetibile, di qualcosa di serio cui idealmente tendere 2) l’idea che il valore di quel classico stia al di fuori della sua forma e del linguaggio in cui è stato scritto, che quindi siano suscettibili di revisione e rielaborazione. Che sono due affermazioni palesemente false. Questo non significa che non possano esistere ( e anzi, che non esistano!) ottimi adattamenti a fumetti di classici della letteratura. Ma mi sento di affermare che quando l’adattamento funziona non è mai perché l’intento era svecchiare o invogliare o spingere verso il testo di partenza, quanto piuttosto di rielaborare o cambiare prospettiva uscendo da una visione strumentale dell’adattamento: l’obiettivo dell’adattamento dovrebbe essere far leggere se stesso.

Cuore di tenebra, Peter Kuper
Cuore di tenebra, Peter Kuper

Tornando a Cuore di tenebra e considerando l’enorme attualità dei temi che porta avanti: cosa succederebbe se si cambiasse prospettiva; se invece di presentarlo come la riscrittura di un classico si presentasse come un libro nuovo, spoglio di quell’alone di tradizione che si porta dietro: che opera sarebbe? A quale pubblico sarebbe rivolta?

Non penso di essere sufficientemente preparato per rispondere a questa domanda con qualcosa che sia più di un’impressione personale. Questo perché è evidente che l’esempio specifico di Cuore di tenera si tira dietro una serie di problematiche straordinariamente complesse e attuali, che infatti giustamente dominano parte del dibattito pubblico (forse più oltreoceano che qui). A maggior ragione dato che già per il testo originale di Conrad c’è una corposa, e interessante, bibliografia di studio critico a riguardo. Non è, per quanto mi riguarda, una questione di tradizione e aura quanto di contesto. In generale, e tantopiù in casi che come questo vanno a toccare tasti dolenti per la sensibilità contemporanea, credo che non bisognerebbe mai trascurare il contesto storico, e quindi politico culturale, che ha prodotto un certo testo o una certa opera d’arte. Che è una cosa che facciamo sempre molta fatica a fare (forse più oltreoceano che qui) . Quale potrebbe essere il nostro approccio a opere di questo genere, scritte decenni o secoli fa, non so dirlo. Ma immagino che un testo, a fumetti o meno, con il contenuto di Cuore di Tenebra oggi non verrebbe pubblicato, forse neppure scritto , perché moltissimo del suo immaginario ( che pure non è il fulcro del discorso) oscilla tra il problematico e il catastrofico. Quello stesso fulcro troverebbe altre vie e altre immagini per essere veicolato, che certo non sarebbero queste.

Quindi, per concludere, se Cuore di Tenebra venisse scritto e pubblicato in questa forma oggi, per la prima volta, credo che sarebbe un’opera dal controverso in giù. Sul pubblico a cui si rivolgerebbe non mi esprimo. Credo quindi che sia un bene che possiamo leggerlo tenendo a mente che, volente o nolente, non è stato scritto e pubblicato oggi per la prima volta e possiamo quindi mantenere il necessario distacco critico ( a prescindere da quale sia poi la nostra opinione sul testo.)

Le illustrazioni di Kuper sembrano dare nuova vita al testo: ne amplificano il messaggio in un adattamento ben riuscito. Quale sarebbe, secondo lei, un classico che ben si presterebbe ad un riadattamento grafico?

C’é una lunga tradizione di adattamenti a fumetti di classici della letteratura, e onestamente mi chiedo spesso quanto bisogno ci sia di tutte queste conversioni. La risosta forse sta già nella domanda: c’è per quei testi che hanno “da guadagnare” dalla componente grafica del fumetto. Il che è tanto una caratteristica del testo di partenza quanto una questione di modo, di approccio, di visione artistica del fumettista. Personalmente, e forse in maniera controintuitiva, sono molto interessato a quegli adattamenti visivi che sulla carta sembrano impossibili, perché, quando ben riusciti, rimango sempre sorpreso e soddisfatto dal vedere come riesce a funzionare quacosa che non pensavo a fumetti avrebbe mai letto. Sarei curioso di vedere qualcuno lanciarsi su Le città invisibili.

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