Il cinema d’animazione raccontato da chi lo fa, di Marino Guarnieri

Cominciamo ad apprezzare i film d’animazione (o, secondo un’espressione ormai vintage, i “cartoni animati”) durante l’infanzia, continuiamo a guardarli anche da grandi e magari ci chiediamo: quanto lavoro c’è dietro un film d’animazione e come si diventa animatore? A rispondere a queste domande è Marino Guarnieri, regista e animatore con oltre 20 anni di esperienza e con all’attivo lavori come La Gatta Cenerentola e Le figlie della Luna, autore di Chiedi al maestro. Confronti d’autore sull’animazione, una raccolta di interviste a grandi professionisti dell’animazione internazionale.

di Marino Guarnieri

Cinema d’animazione: come si diventa animatore?

Ho sempre desiderato lavorare nell’ambito del cinema di animazione, anche prima di sapere cos’era un lavoro. Mi ci sono avvicinato da bambino, in modo insolito perché non è successo per un film o un programma televisivo, ma attraverso un videogioco arcade molto innovativo per l’epoca intitolato Dragon’s Lair; uscito nel 1983 sfruttando la tecnologia appena nata del laser disc rendeva giocabile un vero cartone animato, che paragonato alla manciata di pixel colorati dei suoi vicini di cabinato lo faceva diventare uno dei più ambiti nelle sale da gioco.

Ho copiato i suoi personaggi, ho provato a farli muovere sui miei quaderni di scuola, ho imparato a memoria ogni singola mossa e ne ho fatto una missione. Solo più avanti scoprii che l’animazione che amavo era opera di un certo Don Bluth, che insieme ad un certo Gary Goldman cercava di tenere aperto il loro studio appena nato dopo aver lasciato la Disney e che era una fase di passaggio che li avrebbe portato ad influenzare la storia del cinema di animazione e anche la storia del piccolo Marino Guarnieri che mai più sarebbe voluto tornare indietro.

Se dovessi tracciare un segno nel tempo dal quale sono partito per fare il regista direi che quello sarebbe il punto di partenza. Da allora ho iniziato a studiare e a vivere nel mondo del disegno e dell’animazione, solo che l’ho fatto in modo sconclusionato e senza metodo, fino a quando mi sono reso conto che avrei dovuto impegnarmi molto di più per realizzare qualcosa di lontanamente simile a quel mio amato videogioco.

La mia prima storia disegnata, scomodamente su quaderni a righe destinati ad altri scopi, aveva come protagonista un mio personaggio originale che però si destreggiava nelle stanze del castello del Mago Oscuro di Dragon’s Lair.

Marino Guarnieri

Quanti disegni occorre realizzare per un secondo di animazione?

La mia prima animazione su carta è stata un ciclo di animazione laterale di una corsa ispirata a Dirk il coraggioso, il protagonista di quel gioco. I cicli di animazione sono come dice il nome, sono delle animazioni cicliche che vengono utilizzate per risparmiare lavoro, perché con pochi fotogrammi ripetuti si posso coprire diversi secondi, e Don e Gary lo sapevano bene, infatti il gioco ne è pieno e anche uno inesperto come me ne comprendeva l’utilità.

Allora compresi quanto lavoro ci fosse dietro a pochi secondi di animazione: per ogni secondo dovevano esserci 24 disegni, che andavano però realizzati prima come bozza e poi testati per vedere se messi in sequenza creavano un movimento fluido. Dopo averli testati andavano tutti ricalcati dando questa volta priorità alla qualità del disegno, facendo quello che si chiama clean-up, il disegno pulito. Solo allora si poteva pensare di inchiostrarli e colorarli, quindi è come se ogni disegno andasse ripassato quattro volte, per ventiquattro volte al secondo per quanti secondi ti servono. Un delirio.

La mia prima animazione in digitale, agli albori di internet, fu un ciclo di corsa frontale ispirato sempre a Dirk, su uno sfondo scaricato faticosamente dalla rete.

Marino Guarnieri

Che cosa vuol dire animazione limitata?

Lavorando in digitale potevo essere più veloce e compresi il tempo che potevo guadagnare lavorando in animazione limitata, che vuol dire lavorare a 12 disegni per secondo e non a 24 come provavo a fare io incoscientemente, giudicando migliore e fluida l’animazione piena senza rendermi conto che quasi nessuno lo faceva in quel modo.

Quando conobbi Ro Marcenaro, il primo che mi commissionò un lavoro in animazione, gli feci vedere delle corse e dei salti di personaggi miei che giravano nelle stanze del castello di Dragon’s Lair e questo lo convinse che io potessi essere in grado di fare cose che non avevo idea di saper fare.

Per fortuna quando mi offrì di lavorare ad un suo progetto, imbrogliai dicendo di esserne in grado: non lo ero affatto ma grazie a quel primo fallimento fui in grado di farne un altro, un altro e un altro ancora fino a non fallire più.

Marino Guarnieri

Come si può arrivare a lavorare nel cinema d’animazione?

Ogni volta che ci penso, vedo quanto il mio desiderio di emulare le gesta di quei miei “maestri” mi abbia accompagnato in tutta la vita e mi abbia consentito andare avanti, nel desiderio celato di ispirare qualcuno come loro avevano ispirato me, ed è su questo che si basa il concetto del libro Chiedi al Maestro.

Mi sono divertito molto a parlare con dei grandissimi maestri, trovando in ognuno di loro un pezzetto di me, quel qualcosa che riconosco come familiare e che me li fa sentire vicini e umani. In ognuno di loro vive quel qualcosa che ambisco a diventare ed allo stesso tempo vedo quello che non sarò mai. Così ho scoperto che conoscendo meglio loro, ho potuto conoscere meglio anche me stesso.

Spero davvero tanto che questo mio viaggio nelle esperienze e nelle idee di questi grandi artisti del cinema di animazione possa essere d’aiuto anche a voi, o che almeno vi possa intrattenere durante la sua lettura.
Grazie per essere arrivati fin qui con me.

Marino Guarnieri

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