IL LIBRO
ESPLORA IL GRAPHIC NOVEL
Manuzio è stato uno dei più grandi tipografi di tutti i tempi: a lui sono attribuite innovazioni che si sono rivelate decisive perché il libro divenisse l’oggetto che conosciamo.
In quest’opera, il piano temporale della vicenda biografica dell’editore e dell’umanista s’intreccia con quello di due giovani d’oggi, in un continuo gioco di rimandi e dissolvenze. Luigi e Caterina, infatti, si conoscono a Venezia e ripercorrono le stesse strade di Aldo, calandoci nel mezzo di quelle sfide, e vicende personali, che l’hanno trasformato in uno dei padri della nostra cultura.
Così i disegni acquerellati di Gaspard Njock, e le parole di Andrea Aprile, raccontano come il sapere universale del mondo classico continui a illuminare il nostro immaginario, e come l’amore per i libri possa creare un legame indissolubile tra persone di generazioni diverse.
DAL CONTRIBUTO DEL GIORNALISTA ANTONIO POLSELLI
“Fornito di spirito imprenditoriale nella promozione della cultura attraverso il libro stampato, Manuzio, uomo attento alle innovazioni, ha dato uno straordinario contributo alla crescita culturale dell’umanità e un apporto ampio e variegato alla storia dell’editoria. Con lui l’impresa editoriale diventa arte e nella sua stamperia nasce il concetto di editore moderno. L’opera di Aldo ha avuto un ruolo cardine nella storia dello sviluppo della stampa e un enorme influsso nella società letteraria e politica dell’e-poca, intuendo nel modernissimo strumento un fattore di cambiamento, un sistema più efficace per divulgare la cultura classica, le opere erudite e i testi dei contemporanei. Manuzio è considerato, in relazione alla diffusione del sapere e allo spirito umanistico-rinascimentale, il punto più luminoso della cultura per la sapiente restituzione dei testi attraverso il recupero, la raccolta e lo studio delle opere antiche”.
SFOGLIA L’ANTEPRIMA
RASSEGNA STAMPA
16/10/2015, Aldo Manuzio, una storia a colori, Il Giornale di Latina, di Fabrizio Giona
28/07/2015, Aldo Manuzio di Andrea Aprile e Gaspard Njock, Lo spazio bianco